Che emozione leggere, affondare le radici della nostra conoscenza in un tempo in cui non ci è stato dato di vivere, sommarlo al nostro, rapiti dalle vite e da pensierii altrui, anche se forse ciò ci rende diversi, “per niente facili… “
Eppure qualcuno c'è che può leggere in noi le stesse paure, le stesse ansie,sempre alla ricerca della conoscenza che salga i gradini di una vita migliore.
C'è anche un tempo, che è stato comunque il nostro tempo, in cui gli occhi non erano gli stessi, tanto diversi seppur nostri. Andiamo dunque alla ricerca di questo passato da vedere, da rinnovare.
E' questo il pensiero che mi accompagna, e sono certo ci accomuni, mentre prendiamo la strada per l'appennino sfuggendo all'usato vivere dove le settimane si confondono.
Mira ha desiderio di vedere una delle meraviglie storiche dell'appennino: il ponte di Olina, ed approfittando di qualche ora di libertà , che di solito coincide con il sabato mattina, prendiamo la Nuova Estense per Pavullo.
Se il viaggio è straordinaria metafora della nostra vita, lo è ancor più oggi, mentre lasciamo alla spalle la nebbia della bassa per andare ad incontrare il sole delle colline modenesi.
Il ponte di Olina, piccola frazione di Pavullo, è davvero degno di nota. Costruito nel 1522 per unire Modena a Pistoia, è formato da un solo arco ancora saldamente in piedi. Immaginiamo l'arte e la cultura di chi lo ha pensato ed eretto, i traffici, le mercanzie, gli scambi... non solo materiali.
Mentre lo attraversiamo a piedi ci viene in mente, sempre ad arco unico, il ponte di Mostar in Bosnia, bombardato per ragioni che ragioni non sono, perché la guerra ha sempre e solo torto.
Il ponte, dunque, simbolo di una unione che va oltre le due rive dello Scoltenna, che improvvisamente si svela ai nostri occhi come un simbolo di pace, di prosperità , di nostalgie di occhi che più non sono, ma che siamo pronti a fare nostri.
Ci allontaniamo pensando a quante testimonianze storiche del nostro passato ci circondano, ci parlano. Forse dovrebbero essere con noi meno discrete, dovrebbero farci vergognare per il tanto tempo trascorso invano, senza ascoltarle.
Andiamo alla ricerca di un altro passato, quello dell'infanzia, quando Mira trascorreva l'estate a Lama Mocogno, per sfuggre all'umidità padana. Ci fermiamo in un parcheggio che riseva una splendida veduta su un'ampia vallata dove il verde dei prati si alterna al giallo ruggine delle foglie degli alberi.
Il cielo è terso, il sole splendido, e ci riscalda mentre passeggiamo per scegliere un posto dove mangiare.
Avevo consultato come sempre GustaModena, ma senza una meta definitiva, per lasciare anche al caso e all'intuizione del momento la nostra scelta, e in una giornata così non potevamo che essere ben ispirati.
Lasciamo la via principale, scendendo qualche metro per una strada laterale, dove a ridosso di un bel parco con belvedere troviamo il ristorante Vecchia Lama. Ci sistemiamo in un'ampia sala, arredata in modo caldo, accogliente, dove il legno la fa da padrone. Più avanti un secondo salone, caratterizzato da ampie vetrate consecutive che si aprono sulla valle sottostante. Veloce visita ai bagni, puliti e profumati.
Menù ricco, che una signora gentilissima ci illustra, sottolinenando la loro cura nel cambiare parte delle pietanze in base alla stagione, con particolare attenzione ai funghi, che conservano loro stessi e ai quali riservano fuori stagione solo quelle preparazioni che il tipo di conservazione consente. In questo periodo dell'anno, ci spiega, niente funghi fritti o alla brace, per esempio.
Siamo finalmente pronti a sfidare il cuoco e così ordianiamo:
Tortelloni di ricotta ai funghi per me e tagliolini al tartufo per Mira.
Entrambi i primi sono squisiti, pasta rigorosamente fatta a mano, sottile quella dei tortelloni, ruvida e consistente quella dei tagliolini.
Entrambi i piatti emanano un profumo intenso, rispettivamente di funghi e di tartufo.
A seguire filetto con lardo di colonnata e aceto balsamico invecchiato per me e crostini ai funghi per Mira.
Per il filetto, tenerissimo, servito con una media cottura perfetta, ho una sola espressione possibile: strepitoso!!
Il lardo di colonnata, parzialmente sciolto, lo abbracciava delicatamente, passando dal bianco lucido al trasparente, mentre lungo tutto il piatto si rincorrevano pennellate di eccellente aceto balsamico.
Nessun retrogusto sgradevole, e ogni boccone di carne ha riservato piacevoli sensazioni per gusto, consistenza e profumo.
Come contorno funghi trifolati e patate fritte, tagliate a grossi spicchi irregolari, proprio come piacciono a me. Tutto molto buono!
Da bere una bottiglia di acqua naturale e una di Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, Vigna Canova, della Fattoria Moretto. Un vino ottimo e servito, dietro richiesta specifica della gentile signora, fresco come io gradisco, e che ha validamente sostituito il Monovitigno, sempre Fattoria Moretto, che io prediligo.
Non potevamo evitare i dolci, perché finire in bellezza era proprio necessario, specie dopo che la signora, che presumo essere la titolare del ristorante, ci ha illustrato le ricette con ottima dovizia di particolari. Sono tutti preparati da lei e, devo dire, con grande maestria.
Decido di restare nella tradizione e prendo un'ottima zuppa inglese.
Mira si è subito lasciata conquistare da una fetta di cheesecake al limone, oggi tipica ricetta di New York. La signora che ci ha servito, sempre gentilissima e disponibile, ci racconta di aver vissuto negli States da ragazza e di quando preparava questo stesso dolce con la madre, ed ecco che ancora una volta il passato e la memoria fanno capolino, per arricchire di nuove emozioni e sapori il presente.
Il cheesecake è davvero buonissimo… è vero non sono stato io ad ordinarlo, ma ho avuto l'abilità di assaggiarlo prima che Mira lo provasse, diversamente non avrei potuto testimoniarlo
La bella esperienza gastronomica termina del tutto con un buon limoncello offerto dalla squisita signora che ci ha servito, con una cura e un'attenzione mai invadente, rendendo il pranzo ancora più gradito.
Conto toale 69 euro, forse più alto della media, specie in collina, considerato anche che i crostini non erano un vero secondo, ma pienamente giustificato dalla qualità delle pietanze servite.
Mentre frettolosamente torniamo nella nebbia della bassa, con Mira alla guida perché io ho già fatto mia la nebbia del grasparossa, i ricordi si intrecciano, i pensieri si confondono, ma l'immagine del ponte di Olina nel sole delle splendide e dolci colline modenesi rimane nitida nella cornice delle mie emozioni.
Credo proprio che la gentile signora del ristorante Vecchia Lama dovrà in futuro sopportarci ancora…
Imperdibile!!!
[Reginalulu]
07/11/2010
Persi nella spirale del tempo dove ieri è uguale a oggi eppure l'oggi è nostro e quindi, migliore.
Sono contenta del vostro viaggio e vi abbraccio forte.
"Sarà la musica che gira intorno
quella che non ha futuro
Sarà la musica che gira intorno
saremo noi che abbiamo nella testa
un maledetto muro"